
Sabato 3 gennaio 2009
corteo di solidarietà
al popolo palestinese
ore 16.30
piazza della Repubblica
Io lo fo per
piacer mio e
non per dare
versi a dio
(foto artistica di Patrizia C.)
mentre scorre la linea
delle scale
in discesa
denudata presenza
di un trattato
che fu multilaterale
prenatale
ed ora allinea
e si allinea
alla sequenza dei post
resta alla piccola
inutile
inutilmente piccola parola
di una poesia
l'ingrato compito di dirsi
dicendo le coordinate esatte
del punto dove siamo

resta alla poesia fermare
il percorso dei forse
e dei mai
e dei facili senni del poi
per diramare un comunicato
elementare
bollettino per naviganti
che salgono e scendono
da sempre la stessa
rampa di scale
resta alla poesia dire
tutto quello che
abbiamo ancora voglia
di sentirci dire
una paccottiglia di
frottole ed improbabili
ipotesi future
Raccogliendo la richiesta di una troupe televisiva
che si era persa cercando la casa dove sta per essere girato
il grande fratello 8, un noto enofilosofo di area gigielle
gli strappa il microfono dalle mani ed impone un'intervista
sulla storia del movimento operaio:
dalle guerre puniche al decreto Brunetta.
Entusiasmo diffuso fra i passanti.
(foto della nota paparazza e
sindacalista milanese Silvana C.)
Taglia in due il pentagramma
smezza la tavolozza
quel dio che non esiste
smorza il palato
toglie il fiato
chiude pori ed amori
ipotetici e nuovi
liturgie in cui
se non vivi
tu muori.
Sono treni notturni speciali
verso mutamenti epocali
sinfonie in sol minore
ouverture gran finali
in quel certo allegro assai
e tu non fermarti
ti prego
non ti fermare mai
(le foto ci sono state cortesemente fornite dalla nostra inviata
nel cuneese Enrica B. che ringraziamo di cuore)
(Ad Ugo Lanzalone
poeta, amico, compagno
morto alle ore 10.30 di lunedì 15 dicembre
nell'ospedale policlinico casilino.) Non so dirlo, non so dirti
non so uscire dal nocciolo
chiuso, dei gesti non fatti
dalla penombra dei momenti
in cui, dal senso scostante dell’essere,
e non basta ammettersi,
annuirsi, ricomporsi
tutto il di più mi svuota
tutto il contorno mi sazia di nulla,
e non so dirti, non mi riesce di dirti
quello che consapevole non ti ho detto
quello che muto ho taciuto

nel non ancora, che potrebbe divenire mai più,
e non esiste questo mancarsi
per essersi troppo sfiorati
per non essere stati certi
di ciò che siamo
per non esserci amati abbastanza
per essere stati l'insufficienza
che si fa norma, la pochezza che
si fa regime, la nullatenenza che
acuisce le spine, e abbiamo altro
e questo altro non lo so proprio dire
non so dirlo, non so dirti
ora che il silenzio si fa regola
inalterabile, se non dalla pioggia
che non vuole smettere di cadere
dalla parola unilaterale,

dalla preghiera, per chi la vuole pregare
dal sogno per chi sa l'utopia,
dall'ipotesi di un futuro migliore
da parole antiche, quasi perse
quel comunismo, anarchico,
tuo primordiale, a falci e martelli,
e possibili giorni più belli,
dai tuoi spazi liberi,
condivisa poesia, e cibo,
che non potevi ma amavi,
vi vedevi un momento
di quelli più interi,
parte di un tutto
di un senso, lontani
dal rutto esistenziale che
non abbiamo, non hai
mai voluto accettare

e mi hai messo, ci hai messi,
ti sei messo nelle tue poesie,
ed hai fermato il luogo,
il nome, l'istante, con
delicato infinito gesto d'amore,
sofferto infinito amore,
delicato profondo esserti
ed esserci dentro
ed ora non ci resta che attendere
non sappiamo poi cosa
che sia un essere altro
che sia il caso, una cellula piena
un dio, un arrivederci, un a presto
un niente piantato nell'oltre
un addio, un ritroviamoci ancora
per leggerci l'ora e l'adesso
con quel modo che tu sai ricamare
con lenta tenace pazienza
parola dopo parola
essenza dopo essenza

ed ogni passo è una roccia
ogni verso muraglia
ogni peso un senso di te
una nuova leggerezza
e rabbia, e lucida ironia,
invettiva, da mettere al centro
di quello che abbiamo da fare,
da impastare con la docile
creta delle possibilità
con la voglia di mettere in dubbio
quel così è collettivo,
pensiero unico, motivo
che crede di essere il solo
sole che, prima o poi,
torna sempre a strafare,
su questo telo di pioggia
che piange le lacrime del non so
le lacrime del tra poco
le lacrime della speranza, che si
commuove di esistere e poi,
e poi proprio non so dirti

non so dirlo quanto diveniamo
la colpa di tutte le occasioni perse
le mosse sbagliate,
le idee non svelate
e di tutti i potremmo,
avremmo potuto, dipinti
dall’attento tratteggio
delle tue parole.(per le foto di questo post come per gran parte delle foto
sulla serata di presentazione de I tempi del Bradipo
ringraziamo Fabio F. che ci ha lasciato nell'anima dei ricordi
che non andranno perduti)

ma la rosa
sensuale di Ruby
raccoglie
calzature e
rimpianti
di chi a piedi
nudi e sorsi
di vini
abbondanti
si vive gli istanti
senza nè santi
nè fanti

E poi la sera, i gesti, le parole,
gli occhi, le persone , i contrappesi
contrapposti ai pensieri,
dello stare fermi, senza mai
rischiare l'onda, il mare
senza imparare il come
per scalciare l'assoluto
e poi la sera delle parole
della scelta di essere l'istante
e nell'istante essere la scelta
e da dietro il sipario sbirciare
la scena, l'aria accesa
e poi quel gesto di aprire
tenda e sguardo
e come in una lenta
moviola di pensieri
gettarsi nella folla, essere veri.
SENZA PAROLE!!!
Senti, la piazza
si riempie di
volti e tende
di fiati nomadi
carovana di
sabbia e mare
onde anomale
alte maree
gocce di brina
pioggia e poi
bufera, come
vento su grano
senso su fiato
sguardo su
occhio allertato
a cercarsi cercando
ondeggiando
in un onda su onda
una a seguire
l'altra a intuire
e senti, la piazza
si fa colma
abbraccio più forte
serenata di acque
profonde
come lo sono le onde
anomale nell'essere
parte di un tutto
da cui parte
altro tutto, con
il tratto di fiato
allertato ad altro
guado, ancora
mai incontrato
e la liscia possibilità
delle parole,
come onda che
prende e lascia
alza i piedi nel nulla
e poi li adagia,
in maniera sensuale
verso un chi sa quale
inespresso finale.
L’Associazione Culturale “Ingresso Gratuito”
ed il Sito internet di scrittura www.descrivendo.compresentanopresso i locali di Via Castelforte, 4 - Roma
-----Sabato 15 Novembre 2008 alle ore 21,00“Noi come le lucciole”Una lettura teatrale ad alta voce di testi scritti dal
gruppo artistico “le tessitrici”
cinque donne accomunate dalla voglia di trasmettere
emozioni attraverso le parole.
Le Tessitrici sono: Fiorenza Chiesa, Lucia Specchio,
Mariarosa Valli, Rossana Spalletta, Tanny Giser.
Si potrà cenare assieme con un piatto di pasta ed un
buon bicchiere di vino dalle ore 20.00 .
Le piazze si fanno raduno
e riempiono il fiato di un popolo
assorto e maturo
su alberi di dissenso
e possibile mutamento futuro
e se scorgi nei visi
quel sorriso volante
quella voglia di bagnarsi
di cedere il corpo alla pioggia
di non restare in disparte
essere nè parte nè arte
non è cosa da fare
sono miei quei pennelli
che dipingono giorni
e pannelli
che si fanno sbellicare
dal gusto
che non perdono istante
senza dire parola
che crei dovuto trambusto
le piazze di questo autunno piovoso
sono le mie, che ripercorro a ritroso
in un ritroso che non torna
più indietro ma vuole solo
scavallare l'ipotesi stessa
che il futuro possa starsene
a mollo nello stagno rappreso
dei vorrei ma non posso.