giovedì 3 luglio 2008

E-mail di resoconto al rientro dal viaggio in terra di palestina





Ciao a tutti, questa mattina dopo una nottata nel treno Milano- Roma sono ritornato a casa. Con tante immagini visi pensieri idee e comprensione in più, tante ma difficili da esprimere in questo momento anche per via che non sono lucido commentatore a sangue freddo figuriamoci a sangue caldo.
Ho negli occhi luoghi e muri strade e check point, persone in fila paziente e soldati armati con fucili puntati ad altezza d'uomo e colpo in canna.
Sorrisetti d'occasione ed ampi sorrisi disponibili.Tutto negli occhi.Strade “preferenziali” ed orrori di abitati "insediati" sulle colline davanti a paesi e minareti. Muri che proseguono e circondano persone e vite ed esistenze e possibilità di vivere esistenze. Gabbie e prigioni, laboratori di odio li ha chiamati una ragazza palestinese. Persone che vogliono dire una parola o che in serate particolari ti raccontano la loro vita nuda e senza altro se non il proprio dramma interiore.
Esistenze strappate e chiuse, ma tenaci e pazienti nel resistere, nel non lasciare il loro luogo o nel volerci ritornare conservando chiavi e sogni e speranze.
Una lenta resistenza quotidiana condivisa da gruppetti di volontari che vivono loro fianco a fianco, vivendo la loro vita, i loro sogni e le loro speranze. Villaggi che non si arrendono e campi profughi che non si rassegnano.
Vedere poi i bambini danzare le danze del loro sogno e di una possibile vita diversa fa sperare. Li abbiamo visti in un campo profughi ed in una festa in un villaggio. Passione e vita e speranza, sempre queste parole tengono viva la strada e la rendono praticabile a chi la vuole percorrere fino in fondo con la stessa passione e la condivisione e l'amore senza cui non ha senso neppure entrarci su quella strada.
Disordinato lo so ma sono questo e per avere un qualcosa di organico dovrete attendere il momento dell'ordine razionale dopo il disordine delle passioni e del cuore aperto.
Progetti di ogni tipo si muovono su quel terreno, non tutto risulta chiaro e condivisibile fino in fondo, ognuno ha il suo tono interiore ed il proprio modo, ma se a volte è brutta cosa altre è cosa umana, e bisogna crescere in questo meccanismo di intreccio fra egoismi e solidarietà.La linea di confine non la so.
So che di linee di confine ce ne sono una barca in terra di Palestina. Percorsi, muri, particolarismi, strade preferenziali, interessi personali, oppressi ed oppressori. Ma attenzione ad omettere la messa a fuoco delle sfumature. In questo viaggio è emersa anche un'anima israeliana che va amata con la stessa energia. Un'anima pacifista e giusta, la vera “strada dei giusti” forse passa in quella zona di Israele. Ta'ayiusc: si chiama così l'associazione israeliana che si batte assieme a chi subisce le ingiustizie dalla parte degli oppressi.
Ho negli occhi una giornata trascorsa per un approvvigionamento idrico di un villaggio palestinese, sovrastato come spesso accade da un insediamento di coloni. Un pozzo da riempire di acqua con il timore che i coloni vengano giù ad impedirlo per togliere anche il diritto all'acqua. Si è andati noi, gruppetto di italiani sparsi fra varie regioni ma con una ragione unica (perdonatemi questo elementare gioco di parole), loro ,i pacifisti israeliani, e soprattutto gli abitanti del villaggio con le loro semplici tende(le case sono state già demolite dai coloni), le loro pecore (spesso uccise dai coloni), la loro ospitalità (che nessuno è ancora riuscito a strappargli dal cuore)……

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