lunedì 21 dicembre 2009

(Cura e ferite)

Con tutte le parole che si sanno
mai rinunciare all’affanno che
ci da l’emozione, a quel sol leone
che sta dentro a tutto ciò che vogliamo
alla premura di stare accanto all’istante
quando l’istante non ne vuole sapere
di star lì a farsi amare.

E con tutte le parole che sappiamo
mai dirsele tutte, che poi non ce ne sono
di riserva, da sbattere in faccia a chi governa
questo status, quel vulnus, quel vulvus,
e quel lupus in fabula contro chi
ci infibula la mente, ed a noi basta
un colpetto di tosse, un fosse che fosse,
un dolcetto, un vin santo, santo solo di nome.

Ché con tutte le parole che portiamo dentro
vien sempre il momento, di fine sgomento
il tratteggio di inizio argomento e poi
abbiamo quel certo fai da te, oltre le indicazioni
del saggio e del ruffiano, del potente e
del suo cortigiano, quell’abbraccio collettivo
quel semplice, ciao sono qui, dammi la mano.


(Giuseppe Spinillo)

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