venerdì 30 ottobre 2009

Dialogando con un amico
sull’ipotesi di una casa comune


Ho un quaderno con le righe
e una biro, per prendere appunti
su quello che sento e che vedo

un quaderno a quadrucci o quadretti
per fare i conti con quello che sono
questo cielo cangiante
queste vecchie mutande
questo paio di calzini spaiati
appesi sui fili di senso del mondo

uno strano, che ha pentagrammi
in cui metto armonia, faccio sfoggio
di suoni e do i tempi al mio cuore
ed ai piedi che batto e ribatto
con indignato candore

ho un quaderno con fogli
più bianchi del bianco
su cui sfogo le matite del sole
quelle piene di luce e colore
quelle in cui si sa da dove partire
e tra il fare ed il dire, se c'è un mare
non può bene che fare

ho un blocchetto più piccolo, agile e snello
che porto sempre appresso
nascosto in taschini, ove in attimi strani
metto sempre altro me stesso

ed uno più grande, enorme ed immenso
in cui unisco tutto il resto del mondo
e tutto il mondo ci prende il suo senso
e se una casa comune ci sia
che sia un solo quaderno
che li contenga tutti, questi quaderni
verso un tempo che sverni
verso altre notti, altri giorni

e se stai attento li senti
da qualche parte ci sono
anche i giusti argomenti
senza, degli oggi, gli inutili alterchi
verso ciò che sai. ancora non hai
ma da sempre tu cerchi.

giovedì 22 ottobre 2009

lunedì 19 ottobre 2009

Ritratti



Elogio della timidezza


Se mi spoglio del timore di mostrare ben chiara
l'emozione che mi da il voler dire senza saper dire
l'aver dentro temendo di affacciare fuori
il costruire sogni troppo leggeri per
fermarsi a terra, troppo pesanti
per prendere il volo

se non mi vergogno del mio rossore interiore
se lo lascio spandersi sul viso come fanno
i bambini colti con le mani nella marmellata
per troppa gola e poca ragione
per troppo amore e poco timore
per troppo colore e poco bianco e nero

e se smetto di avere paura del mio antico pudore
e mi faccio spettinare dal vento e
non provo sgomento per le parole che uscirebbero
sole se, ma poi non escono in quanto
ed alla fine il mio sguardo ti guarda in silenzio
e la smette di cercare parole per riempire
e ragioni su cui poggiare

sì, se solo potessi smettere di essere
la corretta porzione di mente sana e ti
facessi capire che sono sempre un passo
oltre ciò che dico.

mercoledì 14 ottobre 2009