giovedì 5 giugno 2008

Contadini del mare








Prendi il destino
prendilo all’imbrunire,
o fallo che è notte fonda,
guardalo da una sponda,

non pescatrice ma
contadina del mare
che getta i semi tra l'onde,
e poi non si confonde,

ma aspetta sempre
l’istante in cui
il tempo è maturo,
e l’attimo nasce da solo,

con fremito che
taglia il cielo,
le foglie, il cuore,
e tu, non lo trattenere.

Non trattenerlo adesso,
non ingabbiarlo
in un tono intermedio,
in quel tedio senza confini.
Tu lo conosci bene,
lo hai accudito nei sogni
che facevi da bimba,
che, col tempo, si sono
mutati in rabbia,

in vento che porta
sabbia, sabbia che
taglia la pelle,
taglia e lascia ferite.

Ma tu che coltivi
il fiore, quel fiore
che mette tanto
a sbocciare, ma poi
non sa più morire.

Tu che coltivi il fiore
e gli hai messo per nome
quel nome che porti dentro,

mentre io ne ho trovato
un altro, che è fatto
su mia misura.

E noi li serbiamo spesso
per quando la strada è dura,
perché è nostra natura
coltivare
le aiuole che porta
il mare, in tutto
quel suo fluttuare,

che in pochi sanno vedere
perché durano solo
il battito d’un istante,

e dopo, non c’è più niente.

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