Sabato 3 gennaio 2009
corteo di solidarietà
al popolo palestinese
ore 16.30
piazza della Repubblica
mercoledì 31 dicembre 2008
lunedì 29 dicembre 2008
sabato 27 dicembre 2008
mentre scorre la linea
delle scale
in discesa
denudata presenza
di un trattato
che fu multilaterale
prenatale
ed ora allinea
e si allinea
alla sequenza dei post
resta alla piccola
inutile
inutilmente piccola parola
di una poesia
l'ingrato compito di dirsi
dicendo le coordinate esatte
del punto dove siamo
resta alla poesia fermare
il percorso dei forse
e dei mai
e dei facili senni del poi
per diramare un comunicato
elementare
bollettino per naviganti
che salgono e scendono
da sempre la stessa
rampa di scale
resta alla poesia dire
tutto quello che
abbiamo ancora voglia
di sentirci dire
una paccottiglia di
frottole ed improbabili
ipotesi future
delle scale
in discesa
denudata presenza
di un trattato
che fu multilaterale
prenatale
ed ora allinea
e si allinea
alla sequenza dei post
resta alla piccola
inutile
inutilmente piccola parola
di una poesia
l'ingrato compito di dirsi
dicendo le coordinate esatte
del punto dove siamo
resta alla poesia fermare
il percorso dei forse
e dei mai
e dei facili senni del poi
per diramare un comunicato
elementare
bollettino per naviganti
che salgono e scendono
da sempre la stessa
rampa di scale
resta alla poesia dire
tutto quello che
abbiamo ancora voglia
di sentirci dire
una paccottiglia di
frottole ed improbabili
ipotesi future
martedì 23 dicembre 2008
paparazzi 9 - enofilosofo sugli scudi
Raccogliendo la richiesta di una troupe televisiva
che si era persa cercando la casa dove sta per essere girato
il grande fratello 8, un noto enofilosofo di area gigielle
gli strappa il microfono dalle mani ed impone un'intervista
sulla storia del movimento operaio:
dalle guerre puniche al decreto Brunetta.
Entusiasmo diffuso fra i passanti.
che si era persa cercando la casa dove sta per essere girato
il grande fratello 8, un noto enofilosofo di area gigielle
gli strappa il microfono dalle mani ed impone un'intervista
sulla storia del movimento operaio:
dalle guerre puniche al decreto Brunetta.
Entusiasmo diffuso fra i passanti.
(foto della nota paparazza e
sindacalista milanese Silvana C.)
ritenta sarai più fortunata
(per le foto ringraziamo la nostra esperta di
idioma spagnolo e culture latino americane Mariarita P.)
senso e sensi
chiamano in vita
per cui se non hai
porta a te stessa
se non scorre
scuoti
se non salta spingi
se non cammina prendi
per mano
se non ha carburante
fagli il pieno
e se non è natale
cerca altrove
e se non è altrove
prendi in braccio
ciò che hai e che sei
e guarda nei suoi occhi
guarda nei tuoi
e baciati piano
e bacialo forte
e senti in te ciò che sei
ciò che è
per cui ciò che sei
sei
per sei trenta sei
trenta volte te stessa
per cui puoi anche sbagliare
ma non ti perdi
ma se non tenti
ti scordi di tentare
e se non abbracci
ti scordi l'amore
e se non ti abbracci
ti dimentichi di volerti bene
e se non voli
pensi che la natura
ti abbia fatta per non volare
e se ti metti troppi abiti addosso
dimentichi che sul filo della pelle
scorre il vero essere te stessa
e se tenti magari non resti la stessa
e se tenti magari
scopri un altrove
e se tenti magari rivaluti
l'ora e l'adesso
ma se non esplodi e ti esplori
di certo non muori
ma neppure vivi
lunedì 22 dicembre 2008
quel dio che non esiste
Taglia in due il pentagramma
smezza la tavolozza
quel dio che non esiste
smorza il palato
toglie il fiato
chiude pori ed amori
ipotetici e nuovi
liturgie in cui
se non vivi
tu muori.
Sono treni notturni speciali
verso mutamenti epocali
sinfonie in sol minore
ouverture gran finali
in quel certo allegro assai
e tu non fermarti
ti prego
non ti fermare mai
(le foto ci sono state cortesemente fornite dalla nostra inviata
nel cuneese Enrica B. che ringraziamo di cuore)
venerdì 19 dicembre 2008
firme ferme e forme
Quanti indecenti modi
di varcare il tempo
scorrere il senso
strascinare l'istante
e contarsi sempre
per verificarsi e verificare
quante sensazioni
sbarcano il lunario
e se sono tante,
tanti gli olfattivi,
prensili apprensivi
viaggiatori del gusto
remora e trambusto
fammi urlare piano
altrimenti sveglio
le coscienze occluse
di mancati amanti
ballerine e nani
ottici e cantanti
indecente schiera
firme ferme e forme
e non so che farne
delle odiose tarme
rosicchianti i piedi
e se guardi vedi
crollare la voglia
di restare ancora
al centro della pista
per ballare un ballo
se ti saltano sempre
sullo stesso callo
prima o poi m'imballo
e mi spedisco altrove
dove vuolsi così
se così si vuole.
(pare che queste foto, erroneamente attribuite in un primo momento al noto fotochimico poeta Fabio F. siano in realtà anche esse opera della notissima sindacalista milanese nonchè raffinata preparatrice di cotolette Silvana C. - dalla manifestazione del 12 dicembre - sciopero generale gigielle)
giovedì 18 dicembre 2008
15 Dicembre 2008
(Ad Ugo Lanzalone
poeta, amico, compagno
morto alle ore 10.30 di lunedì 15 dicembre
nell'ospedale policlinico casilino.)
Non so dirlo, non so dirti
non so uscire dal nocciolo
chiuso, dei gesti non fatti
dalla penombra dei momenti
in cui, dal senso scostante dell’essere,
e non basta ammettersi,
annuirsi, ricomporsi
tutto il di più mi svuota
tutto il contorno mi sazia di nulla,
e non so dirti, non mi riesce di dirti
quello che consapevole non ti ho detto
quello che muto ho taciuto
nel non ancora, che potrebbe divenire mai più,
e non esiste questo mancarsi
per essersi troppo sfiorati
per non essere stati certi
di ciò che siamo
per non esserci amati abbastanza
per essere stati l'insufficienza
che si fa norma, la pochezza che
si fa regime, la nullatenenza che
acuisce le spine, e abbiamo altro
e questo altro non lo so proprio dire
non so dirlo, non so dirti
ora che il silenzio si fa regola
inalterabile, se non dalla pioggia
che non vuole smettere di cadere
dalla parola unilaterale,
dalla preghiera, per chi la vuole pregare
dal sogno per chi sa l'utopia,
dall'ipotesi di un futuro migliore
da parole antiche, quasi perse
quel comunismo, anarchico,
tuo primordiale, a falci e martelli,
e possibili giorni più belli,
dai tuoi spazi liberi,
condivisa poesia, e cibo,
che non potevi ma amavi,
vi vedevi un momento
di quelli più interi,
parte di un tutto
di un senso, lontani
dal rutto esistenziale che
non abbiamo, non hai
mai voluto accettare
e mi hai messo, ci hai messi,
ti sei messo nelle tue poesie,
ed hai fermato il luogo,
il nome, l'istante, con
delicato infinito gesto d'amore,
sofferto infinito amore,
delicato profondo esserti
ed esserci dentro
ed ora non ci resta che attendere
non sappiamo poi cosa
che sia un essere altro
che sia il caso, una cellula piena
un dio, un arrivederci, un a presto
un niente piantato nell'oltre
un addio, un ritroviamoci ancora
per leggerci l'ora e l'adesso
con quel modo che tu sai ricamare
con lenta tenace pazienza
parola dopo parola
essenza dopo essenza
ed ogni passo è una roccia
ogni verso muraglia
ogni peso un senso di te
una nuova leggerezza
e rabbia, e lucida ironia,
invettiva, da mettere al centro
di quello che abbiamo da fare,
da impastare con la docile
creta delle possibilità
con la voglia di mettere in dubbio
quel così è collettivo,
pensiero unico, motivo
che crede di essere il solo
sole che, prima o poi,
torna sempre a strafare,
su questo telo di pioggia
che piange le lacrime del non so
le lacrime del tra poco
le lacrime della speranza, che si
commuove di esistere e poi,
e poi proprio non so dirti
non so dirlo quanto diveniamo
la colpa di tutte le occasioni perse
le mosse sbagliate,
le idee non svelate
e di tutti i potremmo,
avremmo potuto, dipinti
dall’attento tratteggio
delle tue parole.
poeta, amico, compagno
morto alle ore 10.30 di lunedì 15 dicembre
nell'ospedale policlinico casilino.)
Non so dirlo, non so dirti
non so uscire dal nocciolo
chiuso, dei gesti non fatti
dalla penombra dei momenti
in cui, dal senso scostante dell’essere,
e non basta ammettersi,
annuirsi, ricomporsi
tutto il di più mi svuota
tutto il contorno mi sazia di nulla,
e non so dirti, non mi riesce di dirti
quello che consapevole non ti ho detto
quello che muto ho taciuto
nel non ancora, che potrebbe divenire mai più,
e non esiste questo mancarsi
per essersi troppo sfiorati
per non essere stati certi
di ciò che siamo
per non esserci amati abbastanza
per essere stati l'insufficienza
che si fa norma, la pochezza che
si fa regime, la nullatenenza che
acuisce le spine, e abbiamo altro
e questo altro non lo so proprio dire
non so dirlo, non so dirti
ora che il silenzio si fa regola
inalterabile, se non dalla pioggia
che non vuole smettere di cadere
dalla parola unilaterale,
dalla preghiera, per chi la vuole pregare
dal sogno per chi sa l'utopia,
dall'ipotesi di un futuro migliore
da parole antiche, quasi perse
quel comunismo, anarchico,
tuo primordiale, a falci e martelli,
e possibili giorni più belli,
dai tuoi spazi liberi,
condivisa poesia, e cibo,
che non potevi ma amavi,
vi vedevi un momento
di quelli più interi,
parte di un tutto
di un senso, lontani
dal rutto esistenziale che
non abbiamo, non hai
mai voluto accettare
e mi hai messo, ci hai messi,
ti sei messo nelle tue poesie,
ed hai fermato il luogo,
il nome, l'istante, con
delicato infinito gesto d'amore,
sofferto infinito amore,
delicato profondo esserti
ed esserci dentro
ed ora non ci resta che attendere
non sappiamo poi cosa
che sia un essere altro
che sia il caso, una cellula piena
un dio, un arrivederci, un a presto
un niente piantato nell'oltre
un addio, un ritroviamoci ancora
per leggerci l'ora e l'adesso
con quel modo che tu sai ricamare
con lenta tenace pazienza
parola dopo parola
essenza dopo essenza
ed ogni passo è una roccia
ogni verso muraglia
ogni peso un senso di te
una nuova leggerezza
e rabbia, e lucida ironia,
invettiva, da mettere al centro
di quello che abbiamo da fare,
da impastare con la docile
creta delle possibilità
con la voglia di mettere in dubbio
quel così è collettivo,
pensiero unico, motivo
che crede di essere il solo
sole che, prima o poi,
torna sempre a strafare,
su questo telo di pioggia
che piange le lacrime del non so
le lacrime del tra poco
le lacrime della speranza, che si
commuove di esistere e poi,
e poi proprio non so dirti
non so dirlo quanto diveniamo
la colpa di tutte le occasioni perse
le mosse sbagliate,
le idee non svelate
e di tutti i potremmo,
avremmo potuto, dipinti
dall’attento tratteggio
delle tue parole.
(per le foto di questo post come per gran parte delle foto
sulla serata di presentazione de I tempi del Bradipo
ringraziamo Fabio F. che ci ha lasciato nell'anima dei ricordi
che non andranno perduti)
martedì 2 dicembre 2008
paparazzi 8 uno scienziato ai tempi del bradipo
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